Il titolo di questa mia seconda raccolta di poesie, contiene in nuce il senso dell’intera antologia. Difficile non notare l’allusione agli stessi molluschi che ispirarono il grande Eugenio Montale. Lungi da me voler accomunare i miei versi alle Poesie di uno tra i massimi Poeti italiani del Novecento, con cui ho in comune solo il diploma di Ragioniere! Questo titolo è piuttosto un tentativo, forse un po’ goffo, di omaggiare un Autore le cui poesie mi hanno accompagnata e ispirata per più di metà della mia vita e di cui ammiro la poetica essenziale, vera e priva di retorica.
L’osso di seppia è l’umile cartilagine che risulta visibile solo dopo la decomposizione dell’animale. A me piace pensare che ora, a distanza di quasi un secolo, si possa cercare di catturare alcune di quelle seppie vive e riempire il loro ovale polposo di nuovi significati. L’intento di questa raccolta è quindi quello di realizzare una pietanza dal sapore nuovo e possibilmente gradevole, con gli ingredienti che riesco a tirar fuori dal mio piccolo paniere. Il suo gusto non potrà che rievocare la Puglia, la mia terra. Ho spesso considerato la poesia apolide ed io stessa ho sempre rifiutato qualsiasi tipo di appartenenza. Però. Però ci sono parole che riescono a farti sentire a casa più di altre, che evocano immagini antiche e quasi dimenticate, parole che ho incontrato, per caso, nelle opere di Antonio Leonardo Verri, timido, determinato e geniale, intellettuale e poeta:
“Fate fogli di poesia, poeti
vendeteli per poche lire!”
Antonio Verri e Eugenio Montale sono due Poeti che hanno vissuto in epoche e in realtà molto diverse, anche geograficamente, ma che sento vicini e affini al mio modo di intendere e di far poesia; credo che non si siano mai ritrovati insieme a suggerire il titolo di un’antologia che, oltre tutto, ha per copertina un murales fotografato a San Francisco nell’Agosto del 2009. Spero non me ne vorranno!
