Non ho mai visto il Sud come un merito, ma come una terra di serie B. Del mio sangue contaminato /io sento la colpa
Monica Messa
Articolo di Loredana Lorusso
Il reading poetico “in cammino” della Confraternita letteraria del Professor Daniele Giancane ha fatto tappa a Casamassima, nella splendida cornice dell’Auditorium della chiesa dell’Addolorata.
Grazie all’impeccabile organizzazione della Pro Loco di Casamassima, abbiamo avuto modo di vivere poeticamente la realtà del Sud attraverso la comunità.
Ben 15 poeti si sono confrontati con versi intrisi di passione, erotismo, fierezza, amore e appartenenza verso questa terra che si fa musa ispiratrice, a tratti madre, a tratti compagna di vita.
Apre la serata il “poeta delle pietre” Giuseppe Zilli che del Sud ci racconta di serpenti umani, metafora delle processioni, e del cicaleccio di comari.
A seguire la poetessa Loredana Lorusso, consorella della confraternita, che rende carnali e femminei i tratti del Sud ribadendo che l’eros è come la nostra terra -miele di fichi e di carrube amara-.
È il turno poi del confratello Cosimo Rodia , che parla della desertificazione intellettuale del Sud e del suo impoverimento economico, una realtà in cui –fertilizza speranze il buon villano -.
–Non ho mai visto il Sud come un merito, ma come una terra di serie B– esordisce poi la poetessa Monica Messa nel suo intervento: –del mio sangue contaminato /io sento la colpa– per poi lasciarsi andare ai ricordi legati a Monopoli, il suo paese natio, –fra cento contrade e il mare/lì sbucciavamo ginocchia e lupini alla festa patronale-.
Il poeta Rocco Angelo Stano racconta di sentirsi ispirato ovunque qui nel nostro Sud persino da due giovani amanti – che offrono nascosti in un giardino di limoni il loro sensuale scandalo -.
Emozionante poi l’intervento della dolcissima poetessa Beatrice Lippo che ci parla delle donne del Sud di ieri e di oggi –hanno cosce e glutei sodi come il tronco degli olivi secolari– e di come per lei il Sud sia linfa vitale.
Margherita Bufi , poetessa ed ex dirigente scolastica, parla al pubblico di un ulivo come un suo insolito compagno di giochi -chissà se ricordi dove sei ora le carezze bambine sulla corteccia chiara oppure dormi e sogni-.
–Il Sud è qualcosa di identitario? – chiede Giancane alla poetessa Roberta Positano –Il Sud sono io– risponde fiera Roberta –nonostante sia arrabbiata col Sud che non riesce a capovolgere le situazioni e che spesso si piange addosso-. Nonostante tutto lei ribadisce -sono donna del Sud/impasto acqua e farina/pensieri e azioni/e a piedi nudi danzo a ritmo della taranta-.
Ma l’acquolina dei sapori del Sud incalza ed allora ecco che il poeta Nicola Accettura recita, come lui solo sa fare, la poesia, tratta dall’antologia Odi Alimentari, “patate riso e cozze” e la poesia di Pasqua Sannelli “La parmigiana”.
Per la poetessa e scrittrice Pasqua Sannelli, il Sud è casa, è voglia di giustizia. -Io mi sento una sudista italiana, adoro i miti affascinanti di questa terra ed è nel Sud che penso viva l’anima-.
–Mi sento fortunata ad essere nel Sud, quando passa la banda del paese. Noi siamo un giardino di cultura in espansione e spero che Modena mi risputi mio figlio qui nella mia amata terra-. Così esordisce la poetessa Pierri Maria Daniela : –se solo ti fossi rialzato dagli schiaffi dei falsi capitani, allora saresti vivo, nobile Sud depredato, libero al tramonto di un sogno-.
È poi il turno di Anna Cellaro, poetessa e avvocato, figlia di contadini: –Il mio motto è conserva i risultati che hai raggiunto ma non dimenticare mai da dove provieni-. Il Sud per lei è amore per la terra, la cicogna nera, i comignoli, la rosa canina, l’olezzo linfatico dei vecchi alberi, il tempo di una rondine, tutti valori da trasmettere ai nostri figli.
La poetessa Rosa Costantino identifica il Sud con un ulivo: –ombreggi terre arse, un dolore antico/contorce i tuoi rami al vento secolare -.
Il poeta Maurizio De Giglio, attivo youtuber in campo poetico, ci parla con nostalgia di un Sud fatto di vicoli assolati, biancore accecante, il sole che asciuga saliva…da lontano ti penso, morto il mio labbro e nulla ha più senso-.
–Tutto ciò che scrivo parte dalla terra- dice la poetessa Rosa Cecere . Per lei, che interpreta con suggestiva gestualità i suoi versi, il Sud –regalerà la nuova vita e nessuno saprà più la sua origine-.
Conclude la serata un poeta tra il pubblico, di cui purtroppo non ricordo il nome, che ci dà del Sud, nella sua poesia, una visione onirica: – una ferita, una frattura insanabile, è come guardarsi dentro, il mio io che mi parla, un viaggio esteriore che diventa interiore-.
Giunge così al suo epilogo un’altra entusiasmante serata in cui la poesia di una fervida comunità si è fusa e confusa con gli scenari, l’incanto del luogo, la natura, i sapori ed i profumi di un Sud vissuto come una metafora dell’esistenza.
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