Sotto un cielo
che non lascia scampo,
sigillato a piombo all’orizzonte,
nell’acquerello di vaghi pensieri
intingo la punta
del mio sentire
e ne resto troppo
intrisa e fradicia
come una spugna immersa
in rosoli profumati,
che la mano incauta di un bambino
provvederà
a schiacciare contro un muro.
Perché ci vuole coraggio
a rimanere interi
quando,
sotto un cielo altrettanto saldo
– di polveri e non di nubi –
lacrime e sangue
segnano
piccoli visi sporchi.
Ora, proprio ora,
lì dove tutti guardano,
ma nessuno vede.