C’erano una volta, tre piccoli puntini che vivevano allegramente nel Bosco della Punteggiatura.
Aveva formato un trio e si facevano chiamare i “Puntini di Sospensione”.
Conducevano una vita abbastanza tranquilla. Venivano chiamati ogni tanto, giusto per completare qualche elenco: la Signorina Ecc li invocava e loro, prodighi, si posavano lì, a fine lista, con la grazia di chi non ricorda qualcosa e fa finta di voler essere breve.
Oppure, si spendevano allusivi nei dialoghi, per esprimere titubanza o timidezza.
Racchiusi tra parentesi tonde o quadre, pietosamente si sostituivano a lunghe parti di testo.
O, al limite, al termine di un racconto, prendevano per mano ammiccanti il lettore, indicandogli una ipotetica futura continuazione della storia.
Basta, tutto qui.
I tre, discreti (anche dal punto di vista matematico/insiemistico), lasciavano sempre uno spazio fra loro e la parola successiva, senza la superbia di sentirsi definitivi.
Con il passare degli anni, però, la loro esistenza è divenuta sempre più frenetica.
Ora li vedi crocifissi, più e più volte, nello stesso testo, nella stessa frase! Triadi e triadi di puntini, piazzate a caso, dove magari ci starebbe bene una bella Virgola o, al più, un Punto.
Senza nessun rispetto, poi: frequenti sono i casi in cui, dopo i puntini di sospensione a fine frase, la parola inizi con la lettera minuscola!
I vilipesi puntini, a volte vengono messi in fila per due, o peggio ne vengono allineati quattro, cinque, una riga intera! Grande Giove dei Punti-a-Capo!
Ti prego, salva anche tu un puntino, non ne abusare. Fallo per la quiete del Bosco della Punteggiatura e per scongiurare aritmie al tuo lettore.