Penso alle penne lasciate
sulle scrivanie il venerdì sera.
Alle case appollaiate
in attesa.
Penso alle luci dei semafori
che si riflettono nel fiume,
un qualsiasi fiume,
dove l’acqua scorre lenta
verso il mare.
Penso alle biciclette
e alle loro catene,
alle luci di emergenza
che trafiggono la notte.
Penso ai polpastrelli
che cercano il tepore
un braccio
un cuscino da modellare
una testa da spettinare.
E il respiro
lento e sagomato
che scandisce le ore.
Attendere il giorno
farsi bambino,
un bambino di rame e di miele
che scarta le ore
e ci gioca a biglie.