Ci sarete passati anche voi qualche volta, da una di quelle graziose località di mare, senza storia, che cominciano ad animarsi a giugno per svuotarsi lentamente a settembre. Quelle con gli edifici prefabbricati bassi, bianchi e tutti uguali, che ospitano bar, pizzerie, gelaterie e negozietti, dove un paio di infradito costano quanto i sandali indossati dalla mummia di Tutankhamon.
Tutte queste località hanno un giardinetto, una piazzetta, alcune un minigolf e un piccolo luna park per intrattenere di sera i più piccoli, mentre i genitori esausti si godono un gelato sulla panchina, sognando un mojito.
Ebbene, generalmente oltre a questi piccoli esercizi, che un’estate ci sono e la successiva forse, questi paesini, o frazioni di paesini, hanno un nucleo di abitazioni più antico, dove risiedono le poche famiglie che ci vivono tutto l’anno. Così, schivando le biciclettine e i Supersantos, è possibile incappare nell’edicola del paese. Il termine edicola è riduttivo, ci si può trovare di tutto, dal canottino al retino, dalla bibita fresca, alla penna bic per i cruciverba. Il profumo è sempre lo stesso, un misto di carta e mobili in formica laccati, mescolato al profumo alle rose della signora ultrasessantenne che serve al bancone. Adoro il rumore che fanno le unghie laccate di rosso, mentre inavvertitamente colpiscono il piano del banco. Guardo il marito insofferente, seduto vicino all’uscio, quasi sempre in canotta bianca e pantaloncini, in cerca di un po’ di fresco ristoro. C’è poca luce, giusto quella che filtra dalle vetrine e da qualche sparuto faretto. E penso alle loro vite strette fra queste mura che tutto sommato trasudano poesia, ai visi che hanno visto passare di qui e alle migliaia di volte in cui li hanno salutati e ringraziati distrattamente, ai cartoni da sballare e alle merci da sistemare, ai conti da fare prima della chiusura e al ragù preparato la domenica mattina presto, alle piante sui loro terrazzi e ai pavimenti lavati con cura, alle camice stirate di fresco e alla moca preparata metodicamente ogni mattina. Mi faccio due conti, ma non riesco a decidere se il prezzo che pago, valga la vita frenetica che conduco.