Io vado nell’indifferenziata di Vieri Peroncini

Ho ricevuto questo libro circa un mese fa, mi sono presa il tempo necessario per leggerlo e lasciarlo decantare. Cominciamo dal titolo, scanzonato, anticonformista, come piacciono a me insomma! Ma mi sono fatta ingannare. Di scanzonato questo libro non ha proprio niente, anticonformista di sicuro, ma anche cupo, profondo, ricco di riferimenti pop (che mi mandano in visibilio), contemporaneo.
Già nelle prime pagine, incontro questi versi:
I figli ci guardano dall’orlo
Mentre annaspiamo nell’acqua nera
Del ricordo deluso
Puff! Un colpo al cuore, come si fa a non rimanere colpiti (e affondati)?
Un’immagine lucida, vera, da sempre.
C’è amarezza in queste pagine, nelle grandi speranze da discount, nel gioco a togliere (i desideri), nelle parole non scritte, ma che scrivono sé, negli affanni che temiamo (ma pure loro temono noi), nelle terre antropizzate desolate, nel non-colore, nella nonna crudele.
L’autore le definisce brutte poesie, in ordine sparso e senza temi specifici. Ebbene, io ordine e tema li ho trovati. E le poesie sono tutte belle. È stato come percorrere uno spazio che dalla superficie non immaginavo così profondo, come una di quelle case degli specchi in cui quando meno te lo aspetti ti vedi riflesso. Il tutto descritto con sicurezza e solidità e senza mai scadere nel banale.
Un piccolo libro necessario.

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