Che cosa volete da questa poesia?
Un sorriso,
una carezza,
una formula di vita,
uno specchio riflesso,
un volo su carta,
un razionale?
Oppure volete parole
un po’ molli
fatte di cenere grigia e ormai spenta
che parlino di letti sepolti da corpi
nidi d’amore,
fuochi di steppa?
O meglio
tramonti a strisce sui colli,
riva bagnata
che retrocede alle onde,
prati, orizzonti, lame profonde?
O infine cercate
radici non vostre,
ricordi soffiati
di vetro sottile,
frammenti di vite
dissolute e banali?
Non è compito delle mie parole
asciugare lacrime,
suturare ferite,
chiudere occhi,
riattaccare frammenti.
Occorrono
mani capienti
e piedi robusti
che ci trascinino
a forza
davanti a porte e cancelli.
Occorre
una carezza ben posta,
un po’ di tempo donato
e ad ogni richiesta, almeno risposta.
La poesia è in carico alla sera,
quando tutto
sottende il rischio già corso,
quando il respiro si fa quasi rosso.
Chiudete i pensieri,
prendete un bicchiere,
la luce già spenta;
la tenda spiegata
racchiuderà nell’onda l’intera giornata
e si faran vividi
i singoli versi
di quella poesia
che ascolti con gli occhi
e pensi: è solo mia!