Anello

Prendimi per mano, Madre.

Portami tra i viottoli
che conosci solo tu.
Scalza ci voglio andare.

E immergimi
con le ferite blasfeme ancora aperte,
nelle tue acque.
Lasciami seguire con lo sguardo
i corsi d’acqua
e poi, su su fino al cielo.
Confondimi in uno stormo
di corvi fieri
di ragazzini urlanti
di api operaie.
Suggerò nettare e polline insieme a loro
fra agrifogli, ellebori e fiordalisi
e poi via via verso il mare.
Ali e poi piume e poi becco
intorno al faro, a pelo d’acqua
un piccolo tonno pescare.
Dal becco svincolarmi
e rituffarmi nelle onde, vivo,
giù giù in profondità
con le pinne sfiorare il fondale.
E poi di nuovo qua
su questo prato umido
gonfio bruco macaone
al riparo del cappello
di un largo fungo bruno,
profumo di pioggia imminente.

Mano di donna accarezza l’erba,
si ricongiunge al mio fiato.

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